COP28 E CLIMA : GLOBALE PRESA IN GIRO

EVIDENTE CONFLITTO DI INTERESSE DEL SULTANO AL-JABER PRESIDENTE DELLA COP
di Franco Torchia
Tante speranze !
Tante parole !
Sembrava essere partita alla grande la Cop28 che si è aperta lo scorso 30 novembre.
Era successo anche nei precedenti appuntamenti conclusi con semplici accordi di facciata e di ratifica.
A Dubai i rappresentanti di 195 Paesi si sono riuniti per valutare i progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi del 2015 e studiare eventuali azioni di rafforzamento alla linea adottata contro il cambiamento climatico.
L’obiettivo sottoscritto a Parigi era quello di fermare l’aumento della temperatura media globale di 1,5° C. , ma distanza di otto anni poco o nulla si è fatto e, al contrario degli impegni assunti, i dati ci indicano che l’aumento medio della temperatura sta aumentando di quasi il doppio rispetto all’obiettivo fissato nel 2015.
In apertura del vertice di Dubai il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nella sua dichiarazione ha puntato l’indice contro le fonti fossili che bisogna assolutamente abbandonare se si vuole raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi centigradi.
Dello stesso tenore anche le parole pronunciate dal sultano degli Emirati Arabi Ahmed al-Jaber chiamato a presiedere la Cop28 “Non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo agire subito con urgenza per ridurre le emissioni!”
Il percorso sembrava essere in discesa e tutto faceva presagire il successo del Vertice.
Anche le prime azioni sono state rappresentative del buon clima che si era respirato alla vigilia.
Il primo atto positivo del vertice è stato l’attivazione del “Loss and Damage Fund”, il Fondo per le perdite e i danni, istituito alla Cop27 di Sharm El Sheikh del novembre 2022, destinato ad assistere i Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili agli eventi meteorologici estremi.
Ricordiamo che questo fondo si aggiunge al Fondo verde per il clima istituito nel 2010 che avrebbe dovuto mobilitare 100 miliardi di dollari l’anno per finanziare le attività contro il cambiamento climatico.
Ciò non è mai avvenuto e soltanto nel 2014 si era giunti alla cifra record di 61 miliardi, forte sintomo dello scarso impegno dei vari Paesi per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati.
Il dato più interessante di questi giorni è l’appello, non firmato da Cina e Russia, sottoscritto da 20 Paesi tra cui Usa, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita per triplicare le capacità nucleari nel mondo entro il 2050, rispetto al 2020.
Si tratta di una soluzione ideale ed indispensabile per contrastare il cambiamento climatico e raggiungere zero emissioni entro il 2050.
Era comunque certo che il Vertice fosse fortemente condizionato dall’assenza del Presidente USA Joe Biden e di quello cinese Xi Jinping, due Paesi che da soli sono responsabili del 40 per cento delle emissioni di tutto il Pianeta.
Il forte ridimensionamento dei negoziati del Vertice di Dubai è nei fatti.
L’impegno sottoscritto da 116 Paesi partecipanti sulla riduzione delle emissioni di metano e a triplicare l’energia rinnovabile entro il 2030 fa seguito all’accordo con i suddetti parametri su una maggiore cooperazione sulle politiche per il clima, raggiunto tra i due maggiori leader del mondo lo scorso mese.
Significativa in tale senso è stata anche l’approvazione di una Carta per la decarbonizzazione, lanciata da 50 compagnie petrolifere del gas, che rappresentano il 40% della produzione mondiale di fonti fossili.
L’impegno non vincolante di limitare entro il 2050 l’emissione della CO2 emessa nelle fasi di estrazione e produzione delle fonti fossili, ha provocato la protesta 320 organizzazioni della società civile che hanno parlato di una grande operazione di marketing
E’ sembrata infatti una globale presa in giro sfociata in un colpo di scena del più improbabile dei paradossi ad opera del Presidente della Cop28.
Dopo l’incarico da parte delle Nazioni Unite a presiedere la Cop28, pare che Al Jaber si sia attivato fortemente per preparare incontri bilaterali da effettuare durante il Vertice finalizzati ad aumentare le esportazioni di petrolio e gas della sua società.
Tali attività erano state denunciate dai media di tutto il mondo paventando uno dei più clamorosi casi di conflitto di interessi del Pianeta.
Nonostante le denunce Al Jaber ha presieduto i lavori della Cop28 e, nei giorni scorsi, contraddicendo nettamente le parole di apertura si è reso protagonista del più sconveniente show mediatico che si sia manifestato in un evento mondiale sul clima che ha l’obiettivo di ridurre ed eliminare l’uso dei combustibili fossili.
Il sultano Al-Jaber, a capo di una delle compagnie petrolifere di Stato più grandi al mondo l’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), ha dichiarato tra la sorpresa degli astanti che “Nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili é necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali”, e che questa strada non avrebbe consentito di perseguire uno sviluppo sostenibile “a meno che qualcuno non voglia riportare il mondo indietro all’era delle caverne”.
Si è trattato quindi di una iniziativa premeditata e ben orchestrata le cui responsabilità ricadono interamente su questo ormai inutile organismo che va sotto il nome di Nazioni Unite.
Il Vertice non è ancora terminato perché nei prossimi giorni i delegati devono mettere insieme i propositi e le conclusioni quantomeno per confermare gli obiettivi di Parigi.
Aspettiamo quindi il documento finale della Cop28 per capire se i diplomatici riusciranno a scrivere cose migliori e diverse di quanto i politici siano stati in grado di dire.
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Nota: Questo articolo è stato pubblicato sul Nuovo Giornale Nazionale del 7/12/2023