ENERGIA RINNOVABILE AL 65 % E IDROGENO VERDE NELL’INDUSTRIA AL 42%

GLI OBIETTIVI DEL PIANO NAZIONALE INTEGRATO ENERGIA E CLIMA (PNIEC) INVIATO A BRUXELLES

L’obiettivo fissato nell’Accordo di Parigi stipulato nel 2015 , in occasione della Conferenza sul clima COP21, come prosecuzione del Protocollo di Kyoto, era quello di limitare il più possibile il riscaldamento globale a 1,5 °C, attraverso una vera e grande decarbonizzazione.
E’ stato il primo trattato a livello universale giuridicamente vincolante per la lotta ai cambiamenti climatici, praticamente una vera svolta che ha avviato il processo di transizione ecologica.
L’Unione europea si è quindi impegnata a ridurre drasticamente le emissioni inquinanti di almeno il 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
In tal senso tutti gli Stati membri hanno adottato il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per indicare le azioni da intraprenere ed anche per verificare il rispetto agli impegni assunti e per valutare i progressi raggiunti.
Il nostro Paese, dopo aver adottato nel 2017 la nuova Strategia Energetica Nazionale, nel 2018 ha inviato la propria proposta alla Commissione europea e nel 2019 ha dato il via libera al suo Piano nazionale integrato energia e clima.
Nel documento sono stati fissati gli obiettivi dell’Italia, in linea con quelli dell’Unione europea, sulla riduzione delle emissioni di CO2 al 2030, spingendo verso la decarbonizzazione e mettendo in atto le azioni necessarie, a cominciare ovviamente dalle energie rinnovabili, aumentando il sostegno con nuovi investimenti.
Ricordiamo che gli incentivi statali in questa direzione in dieci anni hanno raggiunto la cifra ragguardevole di quasi 100 miliardi di euro, pari, se vogliamo, a 5 leggi finanziarie.
In seguito all’adozione del PNIEC l’Italia ha approvato vari provvedimenti legislativi per dare esecuzione al contenuto.
Tuttavia non si erano ancora fatti i conti con la pandemia e con la guerra che hanno  cambiato totalmente il contesto, con i prezzi dell’energia che sono andati alle stelle.
Tutti i Piani europei quindi dovevano essere aggiornati rispetto agli strumenti di finanziamento messi a disposizione prima dal Next Generation EU del 2020 che mette al primo posto tra le priorità la transizione ecologica e poi dal REPowerEU adottato nel maggio del 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Proprio il RePowerEu è stata la risposta europea alle forti tensioni del mercato energetico mondiale.
Sulla base di questi eventi gli Stati hanno quindi provveduto ed inviato alla Commissione europea entro lo scorso 30 giugno la proposta di revisione del PNIEC che tiene conto dei mutamenti intervenuti negli ultimi anni.
La spinta sulla transizione ecologica viene rafforzata, proprio perché con la pandemia e la guerra alcune condizioni non si sono realizzate e bisognerà recuperare il tempo perduto.
Rimangono gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi ma i tempi sono molto più ristretti, rispetto al 2019.
La decarbonizzazione dell’economia richiederà impegni più rigorosi che necessiteranno di più forti investimenti per dare una forte accelerazione sulle Fonti di energia rinnovabile (FER), che devono raggiungere una quota del 65 %.
Ci sono poi i settori industriali maggiormente inquinanti, i cosiddetti “hard to abate”, sui quali bisogna raggiungere una quota del 42% di idrogeno verde.
Le risorse impegnate dal PNRR non sono sufficienti a finanziare completamente la transizione ecologica e quindi occorrerà pensare ad un maggiore uso di risorse pubbliche e soprattutto di quelle private.
Il processo di revisione avrà la durata di un anno. La Commissione ha sei mesi di tempo per esprimere il proprio parere ed il Piano poi dovrà essere adottato entro il 30 giugno del 2024.
Aspettiamo di leggere l’intero documento PNIEC per capire effettivamente se i target fissati potranno essere raggiungibili o meno.