IDROGENO: SERVONO INCENTIVI PER LO SVILUPPO DELLA FILIERA
L’ITALIA STRATEGICAMENTE CENTRALE
Organizzato dall’Associazione Italiana Idrogeno (H2IT) si svolto oggi a Roma, nella suggestiva location di Palazzo Brancaccio, l’Italian Hydrogen Summit dal titolo “Per una strategia idrogeno italiana” con la presenza di molti importanti protagonisti del mondo dell’energia, insieme ai rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, del GSE, del Capo Gabinetto del Commissario Europeo all’energia, del Governatore della regione Puglia #MicheleEmiliano , dell’Enea.
Molto importante l’intervento in apertura del Ministro delle imprese e del Made in Italy #AdolfoUrso secondo il quale “l’Italia ha dimostrato la capacità di reagire allo shock energetico seguito all’invasione dell’Ucraina, facendo meglio degli altri Paesi europei per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, con l’obiettivo di chiudere entro l’anno il legame con il gas russo e diventando centrale per tutta Europa.”
“Il nostro punto di forza- ha detto Urso – e’ la manifattura sulla quale dobbiamo continuare ad investire, soprattutto non possiamo rinunciare alle industrie base e stiamo lavorando per la riconversione della siderurgia al Green.
Occorre sostenere lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno e realizzare una politica industriale lavorando sulle innumerevoli aree industriali dismesse per trasformarle in nucleo della ripresa economica dell’Italia.”
Per Aurelio Regina della Confindustria “il percorso di transizione sarà lungo ma rappresenta un volano per lo sviluppo del Paese. La Confindustria crede molto nello sviluppo di questo settore come soluzione adeguata per la decarbonizzazione, per questo riteniamo che ci sia una via italiana per raggiungere il mix energetico e per sviluppare progetti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea per il 2030. Occorre fare come Germania e Francia che hanno adottato misure strutturali sulla politica industriale ed in particolare sul prezzo del Gas.”
“Oggi – ha concluso Regina – la difficoltà per lo sviluppo dell’idrogeno sembra essere quello del costo di produzione ma ricordiamoci che quando si è partiti con le rinnovabili il prezzo di produzione era a circa 800 euro a megawattora oggi e a 20 euro, perciò non bisogna temere il prezzo dell’idrogeno che tendenzialmente si avvia verso la discesa”.
Come sappiamo, l‘Unione europea ha individuato l’idrogeno, in quanto molecola ad alta intensità energetica, come uno dei pilastri fondamentali per raggiungere la decarbonizzazione dell’industria, soprattutto quella maggiormente energivora, che non si può elettrificare.
A questo fine però l’idrogeno green da solo non basta ecco perché, secondo Giuseppe Ricci dell’Eni, “occorre istituire una specie di tassonomia anche per l’idrogeno in cui ci sia oltre a quello verde, quello blu e quello prodotto da rifiuti.”
In tutto questo l’Italia può giocare un ruolo importante sia grazie alla sua industria manifatturiera sia per la sua posizione strategica che porterà il nostro Paese ad essere la via obbligata per l’importazione europea perché la maggiore produzione dell’idrogeno si concentrerà in Nordafrica.
Dobbiamo quindi necessariamente implementare le infrastrutture per il trasporto di questo vettore energetico. Occorre altresì spingere per semplificare le autorizzazioni sulle rinnovabili e quindi anche sull’idrogeno.
Quasi tutti gli interventi si sono focalizzati sulla necessità di forti incentivi anche nella ricerca, di una spinta per una riduzione del prezzo dell’energia da fonti rinnovabili che pesa per il 70% sul costo della produzione di idrogeno, l’altro 30% è il prezzo degli elettrolizzatori, e sulla creazione di uno strumento finanziario per la compensazione delle differenze di costo.
In particolare, per Mario Paterlini, amministratore delegato di Sapio, questo vettore può “consentire tre macro obiettivi: conciliare l’indipendenza energetica, la decarbonizzazione, la competitività. Per cui l’Unione europea deve fare sistema, fare squadra, sia per raggiungere gli obiettivi fissati di 10 milioni di tonnellate di produzione di idrogeno verde, sia per poter affrontare la concorrenza di Stati Uniti e Cina che stanno mettendo in campo risorse finanziarie eccezionali.”
La novità positiva è che i progetti ci sono, la domanda continua ad aumentare e le performances tecnologiche sono ottime.
Bisogna continuare su questa strada ed eliminare tutte le barriere anche regolamentari che frenano lo sviluppo di questo importante vettore energetico del futuro.